Il Fosso di Helm

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L' iscrizione in Ithildin sulle Porte di Moria

ennyn durin aran moria: pedo mellon a minno. im narvi hain echant: celebrimbor o Eregion teithant i thiw hin.

la famosa iscrizione in ithildin sulle porte di moria. tradotta nel testo con: “le porte di durin, re di moria. dite, amici, e entrate. io, narvi, le feci. celebrimbor di Eregion tracciò questi segni”, ma l’originale inglese porta ad una traduzione diversa e più fedele all’originale sindarin, da me qui riportata:

“le porte di durin, re di moria. parla, amico, e entra. io, narvi, le feci. celebrimbor di Eregion tracciò questi segni”.

la prima frase è costituita da due costruzione genitive, formate da ennyn = “cancelli” (singolare annon) dal nome proprio del nano durin, da aran = “re” e dal nome proprio di moria, e si traduce quindi con “cancelli di durin, re di moria”.

segue poi la seconda frase, formata dall’imperativo pedo = “parla!” (derivato dal verbo ped- = “parlare”), dal sostantivo mellon = “amico”, dalla congiunzione a = “e” e da un altro imperativo, minno = “entra!” (derivato dal verbo minna- = “entrare”); la sua traduzione è quindi: “parla, amico, e entra!”. in effetti mellon, come oggetto del verbo pedo, dovrebbe subire il mmo e diventare vellon, ma spesso il mmo m > v non è usato. questo mancato mmo è oggi molto dibattuto, perché secondo molti studiosi di sindarin, è il motivo per cui gandalf non comprende subito quale sia la parola da pronunciare per aprire le porte di moria, e fu consciamente voluto da celebrimbor e narvi.

la terza frase è formata dal pronome im = “io”, dal nome proprio del nano narvi, dal pronome hain = “loro, essi” e dalla terza persona passata echant = “feci” (derivato dal verbo echad- = “fare”), e va quindi tradotto letteralmente con “io, narvi, feci loro” cioè “io, narvi le feci”. la quarta e ultima frase è formata dal nome proprio del noldo celebrimbor, dalla preposizione o = “da, di”, dal nome proprio geografico Eregion, dalla terza persona passata teithant = “tracciò, scrisse” (derivata dal verbo teitha- = “tracciare, scrivere”), dal mn i thiw < in tiw, con l’articolo in = “le” e tiw < tîw = “lettere” (singolare têw) e dall’aggettivo hin = “queste” (singolare invariato), posto dopo il sostantivo a cui si riferisce come usuale; la traduzione è quindi: “celebrimbor di Eregion tracciò le lettere queste” o correttamente “celebrimbor di Eregion tracciò queste lettere”. in effetti hin, come aggettivo, dovrebbe subire il mmo e diventare chin.

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