Il Fosso di Helm

Popoli

Gli Uomini morti di Dunclivo

in arda esistevano molti spiriti di esseri viventi i quali, a causa di qualche giusta maledizione o malvagia stregoneria, erano legati al mondo più a lungo di quanto avevano diritto, dopo la morte.

tra questi ricordiamo gli spettri dei tumulilande e i potenti nazgûl, mentre altre anime inquiete dimoravano nelle paludi morte, dove le piene dell’anduin disturbavano le tombe di uomini ed elfi caduti alla battaglia di dagorlad.
ma ci viene narrata in special modo la storia degli spiriti chiamati “morti di dunclivo”. costoro erano stati un tempo guerrieri di etnia affine ai dunlandiani, e avevano giurato fedeltà a re isildur, ma, in tempo di guerra, erano venuti meno al giuramento tradendo i dúnedain con sauron. e fu così che tutti vennero maledetti come spergiuri e diventarono spiriti vaganti incapaci di trovare riposo (un paragone cinematografico può essere fatto con i pirati de la maledizione della prima luna).

durante tutta la terza era questi fantasmi infestarono dunclivo, e tutti coloro che entravano nella loro cittadella nella montagna infestata (in anglosassone dwimorberg) impazzivano per la paura ed erano perduti, come accadde a bAldor, figlio di brego, re di rohan. ma ai tempi della guerra dell’anello giunse aragorn, che era legittimo erede del re di gondor, e quindi aveva il potere di sciogliere la maledizione. evocò i morti affinché rispettassero il giuramento violato tremila anni prima; ed essi vennero, pallidi cavalieri su incorporei cavalli, e ciò nonostante, dimostrarono di essere un formidabile battaglione. andarono fino a pelargir con aragorn e fecero guerra agli orchi, ai corsari di umbar e agli orientali per terra e per mare, e li massacrarono e li misero in fuga in preda al terrore. in questo modo i morti diedero ad aragorn la vittoria totale e con queste gesta furono redenti. le loro anime vennero liberate e, davanti agli sguardi stupiti dei vivi, la schiera di un grande e pallido esercito svanì come nebbia nel vento dell’alba.

articolo aggiornato al 2 luglio 2007

almavarno

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