Il Fosso di Helm

Approfondimenti

Il Mythos

del prof. amandil - traduzione di hísië

(testo originale spagnolo: http://frodo.users.ch/uan/biblioteca/css/mythos.htm)

in qualsiasi discorso su j.r.r. tolkien si osservano i riferimenti al suo amore per la mitologia e la sua intensa, complessa e sorprendentemente coerente produzione peculiare nella forma de "il silmarillion". in quest'opera, e in modo più nascosto ne "il signore degli anelli", possiamo assistere alla configurazione cosmogonica e mitica di arda dalla stessa "genesi" fino all'annunciata "apocalisse".

 

tuttavia, studiando questa struttura ci scontriamo sempre con una barriera interpretativa: l'insieme di "ainulindalë", "valaquenta" e "quenta silmarillion" sono una mitologia propriamente detta? o sono in realtà una storia remota, quasi leggendaria, ma pur sempre una storia in fin dei conti?

 

entrambe le domande hanno alcuni elementi a favore e altri contro. in questo breve saggio ci accosteremo alla posizione interpretativa che nasce dalla seconda domanda, partendo da una premessa coerente con la struttura interna della stessa terra di mezzo: vi sono testimoni vivi di due delle tre "mitiche" razze, gli elfi, e alcuni tra loro hanno vissuto con i protagonisti della prima, cioè con Valar e maiar

 

secondo la concezione della "storia del mondo contemporaneo" (o "storia del tempo presente", disciplina universitaria nata dalla storia contemporanea), si considera parte del campo di studio "tutto quel che riguarda la storia dei testimoni vivi". la stessa vita degli esseri umani del presente diventa così il limite dell'area di studio. traducendo questo semplice assioma alla terra di mezzo, vediamo come negli anni in cui vive frodo, per esempio, poteva considerarsi "storia contemporanea di arda" tutto quello che era avvenuto a valinor con la morte di finwë, sempre che ancora fossero vivi i testimoni diretti di quei fatti, come galadriel

 

però, portare a termine una simile analisi significa sminuire completamente sia il metodo impiegato (in fin dei conti nato nel nostro mondo), sia l'oggetto di studio (gli elfi si destreggiano in una coerenza creatrice diversa da quella umana o degli hobbit). vi è quindi un altro modo che permetta di sostenere che il corpus mitico di arda sia storia e non mitologia?

 

certamente, ma in funzione a ciò che il "mito" rappresenta all'interno di una società o di una cultura determinata in modo generale, di cui vediamo appena un riflesso ne "il silmarillion". 

 

il concetto di "mito" è molto vasto e difficile da precisare nel suo insieme, è quasi uno di quei termini che si definiscono per mezzo di "ciò che non è". nella sua stessa origine etimologica greca presenta già una complessità interpretativa molto evidente. 

"mythos" significa "parola, discorso, pronunciamento decisivo che non ha bisogno di essere dimostrato poiché si impone da solo". la sua verità è pertanto certa e in alcun modo "contestabile" per mezzo della dimostrazione empirica o "logica" (dal greco "logos: parola, discorso, pronunciamento che ha bisogno di essere dimostrato").

 

così i miti riuniti nei vari "corpus mitologici" s'impongono come certi per natura; però questa certezza conduce sempre a una concezione religiosa, e si avvale dei mezzi della "giustificazione" per sostenere una forma sociale concreta e compatta (si veda l'esempio di grecia, roma, egitto, scandinavia, ecc.). ma cosa dicono i miti? qual è la loro importanza?

i miti -che con il passare del tempo sono stati avvolti in un'aura fantastica- sono "tautegorici" nel senso che non sono allegoria, né si possono spiegare in altro modo. per dimostrare questa affermazione è necessario un distacco culturale che ci permette di ottenere "la chiave delle porte dell'interpretazione". in origine i miti sono portatori di giustificazioni culturali, ma con il susseguirsi delle generazioni sono relegati a "favole antiche", com'erano chiamati nella grecia del iv secolo a.c.

 

giustificazione sociale e culturale delle civiltà che a poco a poco si vede relegata allo status di "fantasia" e di "favole antiche". oggigiorno è possibile "ammirare" l'ultima fase di questo processo in alcune produzioni televisive. 

 

i miti avevano una funzione: spiegare il mondo dotando la società di coerenza, essendo le pratiche religiose la traduzione finale dell'accettazione di quello "status" incontestabile dei miti. 

 

e questo non succede nell'"ainulindale", né nel "valaquenta", né nel "quenta silmarillion". assistiamo certamente a una cosmogonia completa, alla strutturazione dell'universo e alla narrazione delle vicissitudini degli elfi durante le prime ere del mondo, eppure non vi sono miti che giustifichino il comportamento culturale né l'origine delle loro tradizioni. non vi è un mito come prometeo o rituali di passaggio che regolino la società e che in ultima istanza la giustifichino. 

 

non riusciamo a trovarli perché quello che vi è narrato è storia, non mitologia. "il silmarillion" narra di accadimenti che sono avvenuti, e dai quali possiamo trarre un'interpretazione morale (come lo possiamo fare con qualsiasi cosa senza che per questo sia "mitologia"), ma questa non è la sua funzione. "il silmarillion" è la memoria viva degli elfi, non un corpus mitico tale e quale concepito dagli antropologi e dai mitologi. vi sono degli "dei" infatti, ossia i Valar, ma questo non implica che ci troviamo di fronte a un complesso mitico come quello che ruotava attorno a greci, romani o scandinavi, dato che questi tre popoli (come molti altri) usavano la mitologia in altro modo, con un altro fine. nessun romano, greco o scandinavo vide mai uno degli "dei" e per questo stesso motivo gli dei erano rappresentazioni di idee, di poteri "naturali" o incarnazioni di valori culturali. i Valar, al contrario, esistono e alcuni elfi hanno vissuto con loro. le imprese dei Valar non sono miti, sono storia. "il silmarillion" è perciò storia per gli elfi, e i loro dei non hanno una giustificazione sociale. le azioni dei Valar non possiedono una lettura mitica per gli elfi, poiché da quelle non traggono altro che la conoscenza dei primi istanti del mondo.

 

prima si parlava del mito di prometeo e della mancanza dello stesso presso gli elfi. brevemente, questo mito narra del primo sacrificio fatto agli dei da parte di prometeo, che darà forma al "modus operandi" che si cela dietro ai sacrifici di tutte le poleis greche (il comportamento verso le divinità: prima giustificazione che si estrapola dal mito), poi darà il fuoco agli uomini liberandoli dallo stato di barbarie (il passaggio alla civiltà, seconda giustificazione) e per ultimo, il suo atteggiamento ribelle verso zeus che porterà alla creazione di pandora (origine della donna, terza giustificazione) e all'apertura del "vaso di pandora", riversando tutti i mali nel mondo (origine del dolore, della malattia, dell'odio, dell'ira, ecc; quarta giustificazione del mito). 

 

in questo modo possiamo osservare come funziona il mito, ossia come elemento di coesione culturale e di giustificazione sociale, ma difficilmente scopriremo una simile rilevanza nei miti degli elfi dato che non possiedono questa funzione; e vista la mancanza di una simile funzione sociale nei miti de "il silmarillion", non possiamo affermare che questa sia una mitologia propriamente detta.

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