Il Fosso di Helm

Approfondimenti

La figura dell'Anello nella storia della Letteratura - dalla tesina d'esame di Almavarno

questa mia dissertazione vuole offrire una breve panoramica della letteratura di ogni tempo riguardo il tema più famoso degli scritti di tolkien: l’anello.
personalmente non pensavo che il professore si fosse basato su un così vasto substrato culturale per caratterizzare le sue narrazioni, ma ho dovuto ricredermi! 

un oggetto misterioso 

dal vocabolario: “oggetto di struttura circolare con varie forme e funzioni, in particolare il cerchietto di metallo (spesso prezioso) o di altro materiale che si porta alle dita, preferibilmente al dito anulare (che da lì ha preso il nome)”.

dal latino anulus, diminutivo di anus, derivano l’italiano anello, il francese anneau, lo spagnolo anillo; mentre nelle lingue germaniche (tedesco der ring, inglese ring) deriva da un antico termine alto tedesco hring (anche con significato di cerchio di pietre o di uomini; non a caso tolkien ha chiamato il luogo dove i valar (gli spiriti angelici mandati da dio a governare il mondo in sua vece) si riuniscono a consiglio con nomi che si riferiscono all’anello: è “anello della sorte” per gli elfi, “anello delle autorità” per i valar stessi (mâχananaškad nella loro lingua, il valarin).

l’anello è presente nella storia umana fin dall’antichità, e accentra presto intorno a sé molti significati simbolici, allacciandosi a motivi magico-rituali o iniziatici. il cerchio vuoto è da un lato rappresentazione dell’infinito, dall’altro del vuoto e del nulla: già in moltissime leggende antiche l’anello rende invisibile chi lo indossa.

perché l’anello è magico? il suo potere affonda negli antichissimi “culti dei fabbri”, in cui arte della metallurgia e sciAmanesimo erano accomunati nel soggiogare le forze ignote del mondo. ciò si ritrova nel mito dei ciclopi (“occhio circolare”) e nelle mitologie nordiche.

ovviamente su questa base magica si innestò già in epoca pre-classica un aspetto più materiale, che vedeva l’anello come garante del potere terreno del potere di re e sacerdoti. in questa veste l’anello si saldò nella leggenda a elementi “misterici” preesistenti, dando origine alle molte varianti dell’anello magico, elemento importantissimo delle narrazioni fantastiche dall’inizio della letteratura ai giorni nostri. nell’anello convergono dunque molteplici elementi, imprescindibilmente correlati: potere-ricchezza, legame-vincolo, magia-soprannaturale.

indossare l’unico anello non solo rende classicamente invisibili, ma dà accesso ad un mondo di ombre e paura, celato a tutti gli altri individui.

in molte opere è facile trovare un tema ampio, la meditazione sul caso, sul fato e il destino, come se l’anello fosse la forma mondo, e mettendolo al dito l’uomo potesse appropriarsene o ne fosse dominato (come infatti accade a isildur prima, a gollum, boromir e frodo poi). problema che attanaglia continuamente chi deve decidere riguardo la sorte dell’anello che sauron ha forgiato immettendovi parte del suo potere, per controllare gli altri diciannove anelli delle tre razze del mondo, elfi, uomini e nani.

l’epoca classica – la “codificazione” dell’anello 

una presenza molto rilevante ha l’anello nelle fiabe e leggende antiche di area greco-indica, nelle quali a una funzione di riconoscimento unisce i significati simbolici del legame, del vincolo, della costrizione. se ne trovano esempi in plinio il vecchio, erodoto, kalidasa (poeta indiano) e platone. l’anello subisce quasi sempre la stessa sorte:

- appartiene a un personaggio importante;

- viene smarrito in acqua (mare o fiume, come nel caso della morte di isildur e la scomparsa dell’anello nel fiume anduin);

- dalla quale viene casualmente ripescato (come nel caso di déagol e sméagol-gollum)…

- …per la gioia dello sfortunato protagonista, che grazie ad esso potrà farsi riconoscere (beren si fa riconoscere quale figlio di barahir grazie all’anello che re finrod di nargothrond aveva donato a suo padre).

ma è soprattutto nelle saghe di area scandinava che intorno all’anello si dispone la costellazione degli elementi magico-metallurgici, spesso in riferimento al culto del dio odino.

dal punto di vista sociale l’anello è un importante simbolo di ricchezza e di potere, al posto del denaro rappresenta il compenso dei guerrieri e misura la potenza economica dei re.

sauron propose a celebrimbor e alla confraternita dei fabbri dell’agrifogliere di costruire proprio degli anelli per provare la loro bravura.

nel gylfaginning rielaborato da snorri sturluson (1230 circa) compare l’anello draupnir: donato da un fabbro dei nani a odino, viene posto da quest’ultimo sulla pira funebre di baldor; la perdita dell’anello, però, rappresenta una tale riduzione del potere per odino, che per mantenere l’ordine cosmico si rende necessaria una discesa agli inferi del padre degli dèi per recuperarlo. qui si nota una grande somiglianza con la perdita di potere di sauron quando viene privato dell’anello di dominio e la sua volontà di recuperarlo a ogni costo.

il tema dell’anello magico e dell’eroe uccisore del drago (túrin turambar uccide glaurung, bard l’arciere uccide smaug), accennato anche nell’edda (1220-30) in versi e in prosa, si riflette diversamente in due grandi opere: la saga dei voslunghi (1270 circa), anonima, di ambiente scandinavo, e i nibelunghi (1200 circa), anch’esso anonimo ma redatto probabilmente alla corte vescovile di passau da un nobile laico di lingua medio-altotedesca; riportano due versioni diverse della storia dell’eroe sigurd-sigfrido uccisore del drago fafner e della valchiria brynhilde-brunilde (per la trama vedi infra riguardo wagner).

‘500 e ‘600 

durante il rinascimento la connotazione magico-fiabesca dell’anello è affidata soprattutto al poema cavalleresco: l’orlando innamorato di boiardo e il furioso di ariosto mettono in scena l’ anello fatato di angelica che unisce al tradizionale potere dell’invisibilità anche quello di spezzare gli incantesimi e vanificare le illusioni.

la dimensione “realistica” del rinascimento è invece ben esemplificata da shakespeare: un anello passa di mano in mano in i due gentiluomini di verona, e soprattutto in il mercante di venezia e tutto è bene quel che finisce bene; si tratta di un ruolo simile a quello della commedia latina, che unisce la funzione di riconoscimento a quello di pegno d’amore/fiducia.

xix secolo – la riscoperta del nord (e del sud) 

nell’ottocento il ritorno di interesse per le antiche saghe e leggende dà luogo a numerose traduzioni e riprese di “storie dell’anello”; prima fra tutte quella della vöslunga saga da parte di wiliam morris nel 1870; contemporanea è l’opera di traduzione e ricostruzione di richard wagner “l’anello dei nibelunghi”, che organizza razionalmente il materiale mitico, facendo dell’anello forgiato con l’oro del reno il vero fulcro del suo poema in musica.

ma il vasto affresco in quattro opere della “tetralogia” non è solo ars auditiva: è filosofia, storia, visione del mondo… eccone la trama per sommi capi:

 

l’oro del reno: il nano alberich ruba l’oro del reno e con esso forgia un anello che gli assicura il dominio del mondo. wotan, il signore degli dèi, glielo sottrae, ma deve cederlo ai giganti fafner e fasolt, che gli hanno costruito la reggia del walhalla. fafner uccide fasolt e si trasforma in drago per difendere l’anello.

la walkiria: a wotan serve un eroe puro e buono che gli riporti l’anello. questo eroe sarà sigfrido. brunilde, la walkiria che contro il volere di wotan ne ha protetto i genitori, viene condannata a dormire sulla cima di un monte circondata dalle fiamme. solo chi non conosce paura potrà risvegliarla.

sigfrido: leale e coraggioso, l’eroe forgia una spada con cui uccide fafner, e si impossessa dell’anello. un uccellino gli indica la strada verso il monte; sigfrido infrange il cerchio di fiamme che circonda brunilde e la risveglia con un bacio. travolti dalla passione si Amano sognando un mondo migliore.

il crepuscolo degli dèi: è la triste nascita del nuovo mondo. sigfrido beve un filtro d’amore e dimentica brunilde, ma espia la colpa e muore. brunilde si getta sul rogo che arde il corpo dell’amato. il walhalla crolla. il reno straripa e le ondine recuperano il prezioso anello. il regno dell’uomo – la nuova era – può incominciare!

 

non solo le saghe nordiche attraggono però l’attenzione etnografica dei letterati sullo scorcio dell’ottocento: nel 1883 l’ex garibaldino anton giulio barrili pubblica l’anello di salomone, racconto in stile biblico la cui trama è intessuta di antiche leggende ebraiche; nella fattispecie l’anello del grande re di israele gli conferiva la capacità di parlare con gli animali.

primo novecento 

all’inizio del novecento la simbologia dell’anello sembra orientata principalmente verso il legame matrimoniale. ne il fu mattia pascal di luigi pirandello, il protagonista si ritrova al dito la fede come l’ultimo elemento che lo lega alla passata esistenza; consapevole del fatto che gli anelli hanno la tendenza a farsi ritrovare, il nuovo adriano meis getta il suo nell’acqua secondo il modello mitico; la deformazione grottesca di pirandello sostituisce però il mare o il fiume tradizionali con… lo scarico di una latrina.

da tolkien a oggi – l’esplosione del fantasy 

la consacrazione novecentesca dell’anello avviene soprattutto nel grande romanzo il signore degli anelli (1954-55) di john ronald reuel tolkien.

nato dal desiderio erudito di costruire un corpus mitologico per l’inghilterra, il “mondo secondario” di tolkien deve molto alle saghe norrene e islandesi, ma accoglie anche elementi da mitologie disparate.

l’anello del potere entra inizialmente in scena in lo hobbit (1937), ma le sue vicende sono narrate per esteso solo nel romanzo maggiore, scritto tra il 1938 e il 1952.

nella mitologia tolkieniana la maledizione dell’anello subisce un’ulteriore trasformazione rispetto al ciclo di wagner: il risultato è l’unico anello, dotato di poteri immensi e quasi di personalità, malvagio e corruttore come il suo artefice, di cui è emanazione più che opera.

caso unico nella letteratura, l’anello di sauron non viene utilizzato ma distrutto nel fuoco che lo ha generato, in armonia con le riflessioni novecentesche sulla responsabilità del potere.

l’opera di tolkien provoca una vera e propria rivoluzione in letteratura, generando schiere di epigoni e concedendo visibilità ad autori meno noti le cui opere appartengono al genere “fantasy”: terry brooks con il ciclo di shannara (1974-2009), ursula kroeber le guin con il ciclo di terramare (1979-84) e, solo per citare i più recenti, licia troisi con le storie del mondo emerso (1999-2009) e christopher paolini con il ciclo dell’eredità (2003-2011).

(un discorso a parte meriterebbe c. s. lewis, autore de le cronache di narnia; l’amico di tolkien ha intessuto il suo monumentale ciclo di continui riferimenti al cristianesimo, mentre in tolkien l’argomento della religiosità è più velato).

fra queste narrazioni, ben poche si cimentano nel confronto diretto con il maestro, il che genera la strana situazione di una letteratura fantastica in cui l’antichissimo tema risulta quasi del tutto assente.

fra i pochi coraggiosi ricordiamo il guerriero dell’anello (1975) di karl edward wagner, e il ciclo iniziato con elric di melniboné (1967) di michael moorcok, in cui compare un anello, simbolo del potere regale, la cui importanza varia a seconda dei racconti, scritti anche a distanza di molti anni l’uno dall’altro.

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