Il Fosso di Helm

Approfondimenti

Bilbo Baggins

foto

figlio di: bungo baggins e belladonna tuc

razza: hobbit

età: 130 anni

altezza:  circa 1,29 metri

arma preferita:  pungolo (spada corta elfica)

residenza: casa baggins, hobbville, nella Contea

storia:  la madra di bilbo era la famosa belladonna tuc che viveva al di là dell' acqua, cioè oltre il piccolo fiume che scorreva ai piedi della collina. si diceva spesso che molto tempo addietro uno degli ante­nati dei tuc doveva avere preso in moglie una fata.  naturalmente questo era assurdo, ma certo v' era ancora qualcosa di non  tipicamente hobbit in loro, e di tanto in tanto qualche membro del clan tuc partiva ed aveva av­venture. spariva discretamente, e la famiglia metteva tutto a tacere. bilbo aveva sempre mostrato un amore particolare per l'avventura e il mondo esterno, e molta curiosità verso gli elfi e le altre razze.

un giorno, quando bilbo era ancor giovane, ricevette la visita della stregone gandalf il grigio che lo spinse a prendere parte alla spedizione organizzata dal nano thorin scudodiquercia per sconfiggere il drago smaug e riconquistare il tesoro di erebor da lui depredato. bil­bo all'inizio non era proprio entusiasta all'idea di partire, né lo fu mai al cen­to per cento durante tutto il viaggio, ma ciò che capitò a lui fu molto, molto importante e gli permise, alla fine, di vedere cose che altrimenti non avreb­be mai veduto. accadde infatti che gandalf, preoccupato di sconfiggere il drago smaug prima che questi si alleasse con un sauron, che andava riac­quistando forza, incontrò thorin scudodiquercia non lungi da brea. e tho­rin, come lui, ma per tutti altri motivi, meditava guerre e vendetta contro il medesimo drago. gandalf si sentì infastidito dall'atteggiamento di thorin e gli consigliò di portarsi dietro uno hobbit, più per infastidirlo a sua volta, che non perché effettivamente convinto della validità della cosa. taluni so­stengono che quello fu un attimo di preveggenza del mago, altri che furono i valar a guidare le sue parole. fatto stà che bilbo, un bel giorno, all'ora del tè, si trovò la casa invasa da nani smaniosi di ori e battaglie e, senza capire come, l'indomani si trovò a correre all'appuntamento con loro senza - come ricorderà sempre dopo - prendere nemmeno un fazzoletto.   all'inizio non fu molto utile ai nani, risultando anzi più un impiccio che altro, ma quando du­rante un assalto degli orchi si perse tra mille caverne, allora sì che il suo destino cambiò, e la scelta di gandalf si rivelò la più azzeccata della storia. infatti per "caso", per quello stesso strano "caso" che aveva fatto incontra­re gandalf e thorin non lungi da brea, egli incappò in uno strano oggetto, liscio e rotondo. grazie a quell' anello, che si rivelò molti anni dopo essere l'unico anello di sauron, bilbo sfuggì al viscido gollum, salvò i nani dai ra­gni, li liberò in seguito dagli elfi e, con un po' d'astuzia, riuscì a far alleare elfi, uomini e nani, proprio alla vigilia della battaglia dei cinque eserciti. 

fortunato e saggio, pacato e prudente, non fece mai pentire gandalf della propria scelta e, meravigliando se stesso prima che tutti gli altri, riuscì a torna­re a casa - vivo e ricco - giusto in tempo che impedire che alcuni suoi pa­renti - datolo ormai per morto - saccheggiassero i suoi beni. dopo di che, la sua vita trascorse relativamente tranquilla. ogni tanto partiva per qual­che breve viaggio, nani ed elfi divennero per lui usuale e gradita compa­gnia, ma mai più intraprese un'avventura come quella contro il drago smaug. adottò il cugino frodo, che era rimasto orfano, e condusse una vita nor­male, per quanto ritenuta alquanto "eccentrica" da parte degli altri hobbit, soprattutto per il fatto che non invecchiava mai, e che, a parte frodo, vive­va da solo. fatto ignoto ai più, ma ben più "strano", è che ogni qualvolta compariva qualcuno che gli stava antipatico, dava l'impressione di svanire nel nulla.

poi un giorno tornò gandalf, che gli consigliò di liberarsi dell' anello. gandalf infatti aveva capito che quello era un anello di potere, e cominciava anche a sospettare di quale si trattasse, quindi era in apprensione per il suo amico, che ormai lo deteneva da troppi anni.  bilbo infatti non si dimostrò per niente convinto di dover lasciare quell'oggetto e, nonostante la grande festa di compleanno fosse stata organizzata proprio per rendere più gradevole quella separazione, alla fine tergiversò. soltanto l'in­tervento dello stregone e l'affetto nei confronti dell'erede, frodo, gli per­misero alla fine portare a termine ciò che si era prefissato e, lasciato il'anello al cugino, partì nuovamente da casa baggins. dopo un tranquillo viaggio fino a dale, per rivedere i suoi amici nani, tornò ad ovest, a riven­dell, ed ivi rimase.

passarono molti anni, e bilbo viveva sereno a casa di ei­rond. qualche breve viaggio aveva allietato la sua vita, ma ormai era vec­chio e stanco, e si dedicava prevalentemente alla poesia quando un gior­no, arrivò a rivendell suo cugino frodo, gravemente ferito. a lungo il vec­chio hobbit vegliò il giovane congiunto, e quando questi si rimise grazie al­le cure di elrond, grande fu la gioia del loro incontro. tale gioia però fu di breve durata, perché non appena frodo fu in grado di parteciparvi, venne convocato il consiglio di elrond, e gravi decisioni furono prese. bilbo giun­se a proporsi come portatore dell'anello, ma il suo compito era finito quan­do aveva tramandato l'oggetto a frodo, e quindi la responsabilità di tutto ri­cadde sul cugino. fu deciso che la compagnia dell'anello non sarebbe par­tita immediatamente, poiché ci voleva tempo per decidere chi ne avrebbe fatto parte e per perlustrare le strade, quindi i due poterono passare ancora un po' di tempo assieme e durante questo periodo accadde un fatto strano, inquietante. accadde che parlando dell'anello i ricordi di bilbo divennero confusi, una specie di velo calò tra i due e l'anziano hobbit chiese di rive­dere l'oggetto con una strana bramosia negli occhi. per fortuna fu solo un attimo. frodo non era ancora stato catturato dal potere malefico, e bilbo ne era ormai lontano da un po'. il velo cadde ed il sole tornò a brillare. poi, bil­bo donò a frodo pungolo, la fida lama con cui aveva sconfitto i ragni, e la splendida cotta in mithril che aveva avuto dai nani, e che tanto utile risultò in seguito.  quando la compagnia decise che era arrivato il momento di partire, bilbo parlò a lungo con il cugino frodo, raccomandandogli di prendere appunti sul viaggio, per poter al ritorno permettergli di scrivere il seguito del libro che narravano le sue avventure.

era il giorno che precedeva il suo 129° compleanno quando frodo e gli altri tornarono a rivendell. meno di un anno era passato, ma sembrava un secolo. il male era stato sconfitto, ed il re era tornato. bilbo, che ormai si sentiva davvero troppo vecchio per intraprendere un viaggio, non aveva partecipato ai festeggiamenti per il matrimonio di arwen ed ara­gorn, ed era quindi doppiamente felice di rivedere il cugino e di udire tutto ciò che era accaduto. più e più volte si fece narrare gli avvenimenti che ave­vano segnato la terra di mezzo in quel lunghissimo anno, ed alla fine deci­se che forse sarebbe stato meglio se a trascrivere tutto fosse stato lo stes­so frodo. quando i quattro hobbit decisero che era ormai tempo di tornare nella Contea, bilbo preferì restare a rivendell. ma non molto durò ancora la sua permanenza in quello splendido luogo. due anni dopo, allo scadere del suo 130° compleanno, bilbo baggins guardò da lontano per l'ultima volta i boschi della sua amata Contea. mentre raggiungeva i rifugi oscuri, sfiorando soltanto quella che era stata la sua casa tanto e tanto tem­po prima, chissà quali e quanti pensieri affollarono la sua mente. ma ormai era stanco e vecchio, e quell'ultimo viaggio era senz'altro il più interessan­te della sua vita. chissà cosa pensò bilbo baggins vedendo le coste della terra di mezzo che si allontanavano, mentre suo cugino frodo sollevava quella strana fiala di luce. chissà quali parole, lui, il grande poeta, trovò nel suo cuore per descrivere quel momento. ci piace immaginario diritto sulla prua, lo sguardo ormai stanco, proteso a scrutare le nebbie, in attesa delle coste di valinor, e scoprirlo ancora. come una volta, intento a canticchiare il solito vecchio, meraviglioso ritornello "sempre sempre le strade vanno avanti. "

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