Il Fosso di Helm

Approfondimenti

Saruman

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saruman è uno degli istari, creature angeliche inviate da eru nella terra di mezzo per aiutare l’uomo nella sua lotta contro sauron. se la loro forma è necessariamente umana (“uomini anziani ma vigorosi”) per potersi inserire in un mondo che altrimenti sarebbe estraneo e ostile, la loro sostanza resta comunque di ordine superiore, rimanendo comunque quella di maiar, di entità ontologicamente sovraordinate alla razza umana. per questo, agli istari è proibito apparire nella loro reale forma, o dispiegare la totalità del loro immenso potere durante la loro permanenza sulla terra di mezzo.

loro compito è invece convincere, consigliare e persuadere gli uomini, indirizzandoli verso la strada giusta da percorrere, attraverso il solo utilizzo della forza derivante dalla loro saggezza ed evitando qualsiasi forma di diretta coercizione. ma anche creature come gli istari non possono sottrarsi alla necessità di scegliere, e nella scelta è sempre insita la possibilità di errare. degli istari, saruman (curunir, in elfico) è il più potente. primo a giungere nella terra di mezzo, si distingue per l’eccellente eloquenza e la profonda conoscenza di “ogni sottigliezza della metallurgia”, ovvero di tutto quello che è afferente alla tecnologia. “ha una mente di metallo e ruote”, secondo barbalbero. searu, in antico inglese, significa infatti congegno, progetto, arte. nomen omen, in particolar modo nell’universo tolkieniano. saruman, oltre a presiedere l’ordine dei saggi, è nominato a capo del bianco consiglio, dopo il rifiuto di assumere la carica da parte di gandalf. galadriel avrebbe invece preferito il grigio pellegrino a saruman, perché ha capito lo smisurato orgoglio e l’ambizione che albergano nel suo animo. emblematiche sono le diverse frequentazioni dei due istari: gli elfi per gandalf e gli uomini per saruman. lontano dall’algida purezza dei primi, saruman si fa forse contaminare dalla forma mentis dei secondi: l’amore per il potere, l’uso dell’intrigo e del tradimento, l’assenza di scrupoli morali e il desiderio di infrangere limiti alla realizzazione dei propri disegni.

caratteri che sicuramente accentuano una volontà innata nel suo spirito. al vertice del consiglio, ora saruman deve approfondire la scienza degli anelli, l’arte così ben padroneggiata dal nemico. ma sarà proprio questo studio a condurre alle estreme conseguenze quella che era una predisposizione della sua natura, ovvero il desiderio di dominio sugli altri, da imporre attraverso la conoscenza. padrone di un’enorme sapienza, saruman ne diventa irrimediabilmente schiavo. ridestatosi l’oscuro signore, saruman comprende quanto sia vana ogni forma di opposizione (lo stesso elrond, approvando la missione della compagnia dell’anello, non esita a ricondurla nell’alveo della follia). presagisce invece un nuovo mondo, guidato dal potere dei saggi, olisticamente organizzato e pianificato, scandito da preordinate fasi di produzione e di creazione, totalmente scientifico nella sua essenza e mostruosamente disumano nella sua perfezione. presagio di questa trasformazione è proprio isengard, nelle sue mani divenuta una fabbrica di armamenti, un luogo di grigia produzione industriale e di completa devastazione della natura circostante. fatto, questo, che scatenerà la rivolta degli ent, vero e proprio contrappasso concreto e simbolico delle macchine distruttrici di saruman. saggio, scienziato, inventore, pianificatore, saruman rappresenta le deliranti palingenesi di qualsiasi utopia, ma soprattutto quelle concepite negli ultimi due secoli da coloro che, ritenendosi depositari della ragione e avvalendosi del potere della tecnologia, auspicano una metamorfosi radicale dell’esistente, beninteso manu militari, in nome della liberazione dagli antichi vincoli, dello sviluppo come prospettiva indefinita e della razionalità contrapposta alle antiche superstizioni.

illuminista e positivista ante litteram, saruman è un’icastica rappresentazione del rovesciamento del motto di goya: non è il sonno della ragione che genera mostri, ma il sogno della ragione a porli in essere. e sono proprio mostri (il significato di monstrum è prodigio, dunque anche di tipo scientifico) quelli che escono dai suoi esperimenti: gli uruk-hai sono frutto di un incrocio fra orchi e uomini, un delirante disegno biologico alla ricerca della razza perfetta; progetto folle ma purtroppo non lontano dagli incubi del ventesimo secolo e, presumibilmente, anche di quelli successivi, una volta prese in considerazione le attuali e inquietanti prospettive dell’ingegneria genetica. ma nella sua arroganza, saruman trascura proprio gli ent, le creature che più gli sono prossime, nonchè quelle più deboli dell’intera terra di mezzo: gli hobbits. cercando di guardare lontano, egli perde la percezione di ciò che gli è più vicino; proiettandosi sistematicamente verso un futuro di grandezza e di potenza, inevitabilmente trascura ciò che è ancestrale, ritenendolo obsoleto, e ciò che è più piccolo, giudicandolo inoffensivo. d’altronde, è la sua stessa esistenza a condurlo in questa direzione: l’isolamento nella faustiana torre di orthanc lo priva di contatto con la realtà, assorbendolo in un mondo di intellettualistica astrazione. gandalf si prende invece per amici degli “sciocchi” (così lo rimprovera saruman) e, diversamente dal suo alter ego, compie continui viaggi nella terra di mezzo. questi gli permettono di conoscere in via diretta ed emozionale ciò che saruman apprende in via indiretta e razionalistica.

gandalf continua a rispettare la connaturata imperfezione dei molteplici popoli e culture della terra di mezzo, da amare nella loro essenza piuttosto che da plasmare e omologare a proprio piacimento, restando così ancorato al proprio compito. l’obiettivo di saruman è diametralmente opposto: “abbiamo bisogno di potere- afferma, rivolgendosi a gandalf- potere per ordinare tutte le cose secondo la nostra volontà, in funzione di quel bene che soltanto i saggi conoscono.” propone quindi a gandalf un accordo per portare a termine la loro missione, rovesciando però la gerarchia fra mezzi e fini, alla base dell’azione e della creazione degli istari: “sapienza, governo, ordine…non vi sarebbe un vero cambiamento nelle nostre intenzioni, soltanto nei mezzi da adoperare”, tutto ciò “deplorando forse il male commesso cammin facendo, ma plaudendo all’alta meta prefissa.” in quest’ottica, perfino l’alleanza con sauron è un mero espediente tattico, per “riuscire a dirigerne il corso, a controllarlo”. saruman ha addirittura concepito un piano per spodestare l’oscuro signore e impadronirsi dell’anello, perché i re siano filosofi e i filosofi re. irretito dal potere di sauron, che ha osservato a lungo proprio attraverso quel palantir che è divenuto lo strumento della sua caduta, desidera divenire come lui, portando la sua ambizione ai confini di qualsiasi razionalità. il fascino esercitato dal suo eloquio mellifluo è comunque innegabile anche da sconfitto, come mostra l’effetto delle sue parole dopo la sconfitta subita a isengard, incanto rotto solo dalla risata di gandalf.

difficilmente chi ascolta saruman è capace di sottrarsi al suono della sua voce e alla logica dei suoi ragionamenti. d’altronde, è ugualmente difficile difendersi da chi, sfruttando un superiore livello di conoscenza, sia in grado di plagiare l’interlocutore con le argomentazioni fornite dalla scienza e dalla razionalità, che suscitano timore reverenziale e remissività soprattutto se volte a mostrare quanto sia vicina l’instaurazione di un giardino dell’eden, caratterizzato da benessere e dal progresso. saruman è un prometeico sovvertitore dell’ordine naturale derivante dalla creazione divina e un traditore della sua stessa ragion d’essere, che è quella di portare aiuto alla razza umana. in questo aspetto, ricorda proprio tutti i tiranni che, giunti al potere con il proposito di salvare l’uomo portandolo in un artefatto paradiso terrestre, lo hanno poi condotto in un inferno di devastazione. getta inoltre una luce inquietante sulle capacità salvifiche della tecnologia, vera e proprio arma a doppio taglio nelle mani dell’uomo, foriera di mostruose trasformazioni della realtà, che viene piegata alle sue intrinseche esigenze di manipolazione. non è un caso che simbolo dell’aggressività di isengard sia proprio la mano, a indicare la capacità demiurgica dispiegata nelle sue infinite possibilità, cromaticamente corrispondente a saruman il multicolore, che non possiede più la purezza di saruman il bianco, in seguito acquisita da gandalf. regni come quello di rohan o di gondor hanno invece raggiunto un equilibrio con il mondo circostante, raffigurato rispettivamente dal cavallo e dall’albero, immagini di un’armonia inviolata.

 tutto ciò che saruman ha acquisito nei suoi lunghi anni di solitario (e solipsistico) studio, diviene strumento di prevaricazione e morte, a partire dalla polvere pirica: utilizzata da gandalf per finalità ludiche ed estetiche, diviene un esplosivo nella battaglia del fosso di helm. la sua tecnologia crea un mondo razionale ma inumano, in cui tutto è pianificato e controllato. nata per contrastare addolcire le sofferenze portate dalla natura, essa conduce chi ne fa utilizzo in una gabbia di acciaio da cui non potrà più uscire: anche la torre di orthanc è allo stesso tempo una fortezza e una prigione, per quanto sui generis. la prigionia a cui è sottoposto saruman è di tipo mentale: sono le sue fredde elucubrazioni, da cui non potrà mai liberarsi. proseguirà anzi nei suoi progetti di ingegneria sociale trasferendoli nella Contea, da lui distrutta materialmente e moralmente sotto lo pseudonimo di sharkey, nome assonante con l’aggettivo “saggio”. saggezza che ancora una volta si converte in follia. la Contea nelle mani di saruman è un’altra pregnante raffigurazione di ogni forma di pianificazione politica centralizzata: una comunità un tempo pacifica, armoniosa, scandita dalla cooperazione fra individui liberi, ora divenuta un incubo fatto di burocrazie predatorie, proibizioni illiberali, prevaricazioni poliziesche, delazioni, confische, sistematiche distruzioni del paesaggio, il tutto irresponsabilmente finalizzato a “un’equa distribuzione”.

profetico affresco dei totalitarismi scientifici che hanno funestato il xx secolo. la figura di saruman, nella sua mefistofelica ambizione, resta una delle più affascinanti dell’opera di tolkien: è là a indicarci il delirio della sapienza fine a sé stessa, il suo capovolgimento da semplice mezzo a scopo assoluto a cui subordinare la realtà intera, per dominarla e perfezionarla sotto ogni aspetto: politico, culturale, antropologico, produttivo, scientifico e tecnologico. saruman è il personaggio che più di ogni altro incarna la hybris umana, la volontà di rendersi simile a dio, divenendo solamente una sua triste degradazione (simia dei); atto di arroganza suprema contro la creazione, “folle volo” che conduce irrimediabilmente alla distruzione di sé e degli altri. un monito contro ogni deus ex machina scaturente dal progresso, dal potere della scienza, dall’ansia di rinnovamento radicale e dalla conseguente perdita di qualsiasi ordine morale, che sia calpestato nell’utopica pretesa di instaurare la perfezione sulla terra.

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