la storia della nauglamír, la collana dei nani, è ambientata nella prima era, ai tempi della guerra contro morgoth, ed è narrata da tolkien in due differenti versioni: la prima riportata nei racconti perduti, "il racconto della nauglafring", e la seconda, la più tarda e senz'altro la più conosciuta, del silmarillion, inclusa fra i capitoli "del ritorno dei noldor" e "della rovina del doriath".
analizzeremo qui entrambe le stesure, partendo da quella primitiva per evidenziare al meglio le modifiche e gli sviluppi apportati da tolkien, non solo in seno alla storia ma anche ad alcuni concetti chiave del legendarium.
n.b da una versione all'altra, tolkien modifica numerosi nomi di luoghi e persone; per semplificare esposizione e comprensione ho deciso di utilizzare unicamente i nomi riportati nella definitiva stesura del silmarillion, mantenendo i nomi originari solo laddove i personaggi non trovano più posto nella storia, in seguito alla revisione attuata dal professore.
riporto comunque, alla fine, uno schema che esemplifica queste trasformazioni.
nei racconti perduti la nauglamír viene fabbricata dai nani di nogrod per re thingol nelle aule di menegroth.
a thingol, infatti, per mezzo di húrin, è pervenuto il tesoro di nargothrond, dopo che la città era stata distrutta dal drago glaurung.
su questo tesoro grava però la maledizione pronunciata, prima che fosse ucciso da húrin come vendetta per il tradimento di túrin turambar, da mîm il nano, che aveva preso possesso dell'oro dopo che il drago aveva lasciato la città. - si veda la storia di túrin turambar nella sezione personaggi -
" [...] a causa della morte di mîm il nano, la morte seguirà quest'oro per tutto il tempo in cui resterà sulla terra [...]"
al peso della maledizione si aggiunge inoltre il sangue che sull'oro era stato versato nelle aule di thingol, quando una contesa per il suo possesso era scoppiata fra gli abitanti di menegroth e certi fuorilegge (elfi selvaggi) che avevano aiutato húrin a trasportare il prezioso tesoro da nargothrond fin lì, e ora lo reclamavano.
la strage compiuta aveva messo in allarme melian, la maia moglie di thingol e regina del doriath, che aveva consigliato caldamente al suo sposo di non tenere l'oro, perché aveva avvertito che su di esso gravava un destino oscuro; e invero thingol aveva inizialmente deciso di farlo gettare nella acque rapide del fiume che bagnava le porte del suo palazzo; ma, mentre lo contemplava un'ultima volta, era stato preso dalla brama di possederlo, pensando di non avere presso la sua corte ricchezze paragonabili a tutto lo splendore che riluceva davanti ai suoi occhi.
ebbene, mentre thingol medita questo, un elfo a nome ufedhin, che aveva viaggiato in lungo e in largo e dimorato presso i nauglath (i nani di nogrod) e gli indrafang (i nani di belegost), comincia a cercare di persuaderlo a conservare il tesoro e a permettere che i nani, suoi amici, lo lavorino e producano per lui i meravigliosi manufatti che essi sono in grado di realizzare, promettendo che avrebbero chiesto in cambio soltanto un minimo compenso, purché una meraviglia simile non fosse gettata via.
thingol si lascia persuadere e accetta di privarsi temporaneamente di metà del tesoro, a patto che ufedhin e i suoi compagni restino presso di lui come garanzia, affinché i nani effettivamente restituiscano quanto preso.
ufedhin, sentendosi ostaggio di thingol, inizia a covare rabbia e risentimento nei suoi confronti, ma tace e acconsente alla richiesta del re.
l'oro viene quindi portato a nogrod e dopo sette lune i nani si recano a menegroth, per restituirlo sotto forma di manufatti di ineguagliabile bellezza: coppe, calici, candelabri, diademi e gioielli di ogni sorta scintillano ora davanti agli occhi di thingol, che decide di affidare alla maestria dei nani anche il resto del tesoro; questa volta però, impone ai nauglath di restare nella sua dimora e di lavorare nelle sue fucine; quella che lui presenta come ospitalità, si configura in realtà come una vera e propria prigionia, dato che, quando i nani provano a raggiungere le uscite, le trovano sorvegliate dalle sentinelle del re.
si rimettono allora all'opera per terminare il lavoro ed è a questo punto che finalmente fa il suo ingresso in scena la nauglamír.
è ufedhin a proporre a thingol di consegnare ai nani il silmaril, strappato da beren e lúthien alla ferrea corona di morgoth, per incastonarlo nella più bella collana che i nani fossero in grado di creare.
tempestata di gemme preziose e forgiata con un'incredibile quantità d'oro, la collana è realizzata con una tale perizia che risulta leggera come lino e rende bellissimo chiunque la indossi.
ma i nani, inaspriti dalla prigionia, intrecciano ogni maglia con pensieri d'odio verso thingol e così quando questi la indossa è subito colpito dalle loro maledizioni, insieme a quelle che alitavano sull'oro a causa di glaurung e delle parole di mîm.
al momento della chiusura dei patti, i nani, su suggerimento di ufedhin, chiedono a thingol una ricompensa altissima: oro, gemme di valinor, vesti magiche intessute dalla regina e addirittura delle fanciulle elfiche da portare a nogrod.
ovviamente, thingol respinge la richiesta dei nani, ma non solo, perché, adirato dalla loro arroganza, li fa severamente punire e li rimanda a casa con una magrissima paga da "comuni fabbri del bronzo e del ferro".
a nogrod, giungono ai nani messaggeri degli indrafang (i nani di belegost), che riferiscono di come il tesoro in possesso di thingol fosse stato strappato con la violenza da húrin a mîm; inferociti e accecati dall'avidità, i nani progettano di assalire le aule di thingol e impossessarsi dell’oro, su cui ritengono di poter accampare diritti di proprietà.
aiutati da un elfo traditore di menegroth, narthseg, preparano l'agguato in occasione della grande caccia annuale che il re degli elfi organizzava per commemorare la caccia di beren al lupo carcharoth.
in questa versione, huan, il cane di valinor, è ancora vivo e prende parte alla caccia insieme a mablung.
approfittando dell'assenza del re e dei suoi, i nani irrompono nelle aule di menegroth insieme agli orchi; melian riesce a fuggire grazie ai suoi poteri, thingol, invece, viene ucciso nei boschi e la collana cade nelle mani di naugladur, capo della schiera dei nani, insieme al resto del tesoro del drago.
huan corre allora ad avvisare beren (che in questa prima versione è un elfo), che dimora con lúthien nella “i guilwarthon”, la terra dei morti viventi; quest’ultimo raduna una schiera di elfi verdi equipaggiati alla meglio e si dà all’inseguimento dei nani.
nel frattempo nel campo dei nani ufedhin e bodruith, signore degli indrafang, cercano entrambi di strappare la collana a naugladur durante il sonno; ufedhin uccide bodruith e scappa prima che naugladur si svegli; questi, vedendo ai suoi piedi il cadaveri di bodruith, intuisce che abbia cercato di derubarlo; a questo punto, scoppia una contesa fra i nani di nogrod e gli indrafang; a seguito di questa battaglia sorgerà eterna inimicizia fra le due stirpi.
accortosi poi naugladur della fuga di ufedhin, intuisce quanto accaduto e fa uccidere per vendetta tutti gli elfi che erano con loro.
fuggendo sconvolto, ufedhin viene trovato dall’avanguardia degli elfi verdi e portato da beren: l’elfo allora rivela all’uomo informazioni sullo schieramento dei nani, cosicchè beren e i suoi possano tendere loro un’imboscata ai guardi dell’Aros: qui, la maggior parte dei nani viene uccisa o fugge, e beren stesso riesce ad uccidere naugladur e ad impadronirsi della collana, mentre fa gettare il resto del tesoro di glaurung nelle rapide acque del fiume.
ritenendo suo di diritto il silmaril incastonato nella collana, beren dona la nauglamír a lúthien.
giunge però in ossiriand melian, che racconta la vera storia dell’inganno di ufedhin e della maledizione che alita sul gioiello: per compiacere la madre, tinúviel toglie la collana e la consegna a beren, il quale decide di conservarla e di cederla poi a suo figlio dior, che diverrà signore degli elfi bruni e degli elfi verdi.
elwing, figlia di dior, indossa spesso la collana e si sparge nel beleriand la voce che un silmaril è custodito dalla fanciulla.
per onorare il loro giuramento, i figli di fëanor reclamano la collana; vedendo respinta la loro richiesta, assalgono dior e lo uccidono, ma elwing fugge alle bocche del sirion con gli elfi sopravvissuti alla battaglia.
si chiude a questo punto la versione dei racconti perduti.
senza dilungarci eccessivamente, cerchiamo di cogliere subito le differenze con la più tarda versione del silmarillion: qui, la collana è fabbricata (senza il silmaril), dagli orafi di nogrod e di belegost e donata a finrod felagund al termine della costruzione di nargothrond.
a nargothrond la collana rimane fino all’attacco di glaurung, in seguito al quale cade nelle mani del nano mîm; come nella versione precedente, húrin, per vendicare il tradimento subito da suo figlio, uccide il nano; prende dunque la nauglamír (non il resto del tesoro) e la porta a thingol, gettandola dapprima ai suoi piedi in segno di disprezzo, accusando il sire elfico di non avere avuto abbastanza cura dei membri della propria famiglia; poi, rinsavito grazie alle parole di melian, la dona all’elfo con umiltà.
non c’è traccia qui della battaglia fra elfi nelle aule di menegroth.
nel silmarillion la figura di ufedhin scompare completamente: è thingol stesso a concepire il proposito di far incastonare dai nani il silmaril nella nauglamír: una volta realizzato il lavoro però, i nani uccidono thingol seduta stante; fuggono, ma la collana viene recuperata dagli elfi del doriath.
melian, troppo addolorata per la morte dell’amato, abbandona menegroth e lascia il beleriand per tornare a valinor.
con la partenza della maia crolla la cintura di incantesimi che proteggeva il doriath: i nani di nogrod (qui non c’è traccia della partecipazione all’infida impresa da parte di quelli della stirpe di belegost, che anzi tentano di dissuadere i propri parenti), invadono e saccheggiano menegroth.
avvisato di ciò, beren (qui uomo) organizza i suoi e assale i nani al guado dell’Aros e la battaglia si risolve con la vittoria degli elfi.
il regno del doriath rinasce per un certo periodo ad opera di dior: la storia seguente rimane più o meno simile a quella narrata ne “la nauglafring”, con l’attacco dei figli di fëanor e la fuga di elwing con la nauglamír alle bocche del sirion; il silmarillion porta a conclusione la storia della collana narrando di come pervenga ad eärendil, figlio di elwing, e di come questi, ascendendo al cielo come stella, porti con sé il silmaril (non si precisa se ancora incastonato alla nauglamír o meno).
è interessante notare come scompaia completamente nel silmarillion l’idea della collaborazione dei nani con gli orchi; è evidente che il popolo di durin ha subito un processo radicale, una sorta di – mi si conceda la libertà lessicale – “buonizzazione”; i nani non sono malvagi e soprattutto, nella visione definitiva di tolkien, diventa inconcepibile una loro amicizia con il nemico.
pure meno avido è diventato thingol e meno corruttore il potere della collana, evirata dal peso di tutto il sangue che a sua cagione viene versato nella prima versione.
un’evoluzione si può rintracciare anche nella figura di melian, che acquista più spessore e maestosità nella versione posteriore.
nel complesso, vediamo come sostanzialmente nella prima versione dei racconti perduti sia molto più dominante, prepotente, l’elemento “maledizione” alitante sul tesoro del drago; una maledizione tale da riuscire a incupire il cuore di chiunque guardi l’oro e da rendere un “piccolo truffatore”, per usare le parole di christopher tolkien, anche il grande re thingol.
segnalo in ultimo un interessante spunto che può essere ricavato dalla versione dei racconti perduti e che scompare completamente nel silmarillion, che riguarda la dipartita di beren e lúthien e del destino riservato loro dall’editto di mandos (si vedano le considerazioni di christopher tolkien nel commento a fine capitolo), che non è possibile esaminare approfonditamente in questa sede:
“ma su beren e tinúviel presto ricadde il destino di mortalità che mandos aveva loro annunciato quando li aveva lasciati allontanare dalle proprie aule – e forse in ciò la maledizione di mîm ebbe effetto, affrettandolo su di loro […] tinúviel svanì lentamente, proprio come agli elfi dei giorni posteriori è accaduto in tutto il mondo […] beren esplorò tutte le terre dello hithlum e di artanor, vagando alla sua ricerca […] finchè egli pure non svanì dalla vita…”
riepilogo delle variazioni dei nomi:
tinwelint --> thingol
gwendelin --> melian
úrin --> húrin
glorund --> glaurung
nauglath --> nani di nogrod
indrafang --> nani di belegost
nauglafring --> nauglamír
tinúviel
Il Fosso di Helm