Il Dono degli Uomini è la morte—l'eredità dei Figli Minori di Ilúvatar, ai quali permette di andare oltre i limiti di Arda, questo mondo. Anche se questa espressione si riferisce comunemente a questo tipo di mortalità, la morte in realtà è solo una parte di un più vasto modo in cui va concepito il Dono dato agli Uomini: va considerato insieme alla loro capacità di operare al di là della Musica degli Ainur, la quale "è come un destino per tutte le altre cose". Con questo Dono, gli Uomini completeranno il mondo fin nel più piccolo dettaglio.
Si dice tra gli Elfi che dopo la loro dipartita, i fëar (termine elfico che indica lo spirito interiore, l'anima) degli Uomini si radunano nelle Aule di Mandos, e poi se ne vanno dal mondo per una destinazione sconosciuta persino ai Valar. Mentre tutti gli altri esseri di Arda, tra cui i Valar stessi, sono legati al Mondo e alla sua sorte, il Dono ha liberato gli Uomini da questo destino, permettendo loro di plasmare la loro propria vita come desiderano. Per questo motivo, gli Elfi, che devono vivere a lungo quanto esiste Arda e sentono tutto il peso delle sue afflizioni, spesso invidiano il Dono dato agli Uomini, ed è detto che persino i Valar arriveranno ad invidiarlo.
Ma come tutti gli altri aspetti della vita in Arda, il Dono degli Uomini venne oscurato dell'ombra di Morgoth. Gli Uomini giunsero a vedere la morte con grande paura, e per loro divenne più un Fato che un Dono. Un'antica tradizione, di cui tennero memoria i Saggi tra gli Uomini, narra che fosse stato Morgoth a causare il Destino di mortalità su di essi inducendo tutti gli Uomini a venerare lui invece di Ilúvatar; invece, come si è detto, gli Uomini erano stati già creati così, la morte non è stata una "punizione" per gli Uomini che caddero vittime delle seduzioni del Vala caduto: Morgoth non aveva certo il potere di andare contro la volontà del creatore del mondo!
La paura della morte, anche se diffusa ovunque tra tutti i popoli di Uomini, raggiunse il suo massimo nei tardi anni dell'isola di Númenor, dove anche la lunga vita data ai Númenóreani non era abbastanza per soddisfarli a causa della loro invidia per l'”immortalità” Elfica, e i loro saggi fecero tutto quel che poterono per provare a sfuggire alla morte. Questi tentativi di sfuggire al Dono furono ovviamente fallimentari, siccome "la volontà di Eru non può essere contraddetta". Alla fine, questa disperazione per l'immortalità portò l'ultimo Re, Ar-Pharazôn, a condurre una grande flotta alle Terre Immortali in un tentativo di strapparle ai Valar, credendo erroneamente che quelle terre avessero il segreto di come ottenere una vita infinita. Ma la vana ricerca di Ar-Pharazôn per l'immortalità portò l'opposto alle sue genti: Númenor fu completamente distrutta, e il "Destino degli Uomini" giunse su tutti i suoi abitanti.
Comunque, quegli Uomini con la maggiore comprensione trattarono la Morte come il Dono quale era originariamente inteso essere, e quando giunse la loro ora lo accettarono serenamente. Per esempio, i primi Re di Númenor nella Seconda Era, e Aragorn all'inizio della Quarta, accolsero il Dono come la fine naturale delle loro vite.
Almavarno
Il Fosso di Helm