Il Fosso di Helm

Approfondimenti

Alle origini de Lo Hobbit - 20/01/2013

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è una fredda domenica di gennaio, sono le 20.45, e con una tazza di tè caldo mi accomodo alla scrivania, armata di penna e taccuino, per seguire la trasmissione in diretta della prima puntata del ciclo di conferenze le domeniche di tolkien.
apre la serata la voce di patrizio righero, membro dell'associazione sentieri tolkieniani, che ci proietta subito nel mondo de lo hobbit leggendo un passo tratto dal capitolo «strani alloggi»

«la mattina seguente bilbo si alzò col primo sole negli occhi. saltò su per vedere che ora fosse e per andare a metter sul fuoco il latte e il caffè - e scoprì di non essere affatto a casa sua. così si mise a sedere col desiderio irrealizzabile di lavarsi e spazzolarsi ben bene. non poté fare né l'una cosa né l'altra, e nemmeno avere caffellatte, panini e marmellata a colazione, solo pecora e coniglio freddo. e dopo di ciò dovette prepararsi a ricominciare tutto da capo.»

interviene a questo punto l'ospite della serata, il dottor paolo gulisano, medico e scrittore, autore di numerose pubblicazioni di cui potete trovare notizia qui:

è inevitabile, sottolinea gulisano, parlare di hobbit, in occasione dell'uscita del primo film della nuova trilogia di peter jackson, nonché del settantacinquesimo anniversario della pubblicazione del libro, uscito il 21 settembre 1937.
lo hobbit nasce durante uno dei tanti pomeriggi che tolkien trascorreva a correggere i compiti dei suoi studenti; fu su uno di questi compiti che per la prima volta vergò le parole che ormai tutti gli appassionati tolkieniani hanno nel cuore:
«in un buco nel terreno viveva uno hobbit».
sottolineando come l'evoluzione del racconto sia stata lenta e lunga, gulisano ci regala una piccola curiosità, che forse non tutti conoscono:
«nelle prime versioni thorin scudodiquercia si chiamava gandalf, gandalf portava l'altisonante nome di bladorthin e il drago smog era pryftan...».

con poche parole, il relatore di questa prima serata riesce subito ad arrivare al cuore dei tolkieniani:
«non si può non amare questo libro: senza lo hobbit non avremmo avuto il signore degli anelli e tolkien sarebbe probabilmente rimasto un appassionato come tanti, e questo grande genio della letteratura del novecento non sarebbe sbocciato».
a tal proposito, gulisano racconta che quando il manoscritto fu presentato a stanley unwin, questi lo fece leggere e recensire a suo figlio rayner, bambino di dieci anni.
il racconto piacque molto al bambino, che se ne disse entusiasta, fu pubblicato e unwin chiese a tolkien di fare il seguito de lo hobbit.

...ringraziamo quindi il buongusto di questo ragazzino!

una domanda che tutti i tolkieniani si saranno posti almeno una volta, e che gulisano non si fa sfuggire, è:
«quanto aveva in mente tolkien, di quello che poi sarebbe divenuto il filo conduttore della trama de il signore degli anelli?»
chissà che cosa pensava il nostro professore, mentre narrava dell'incontro fra bilbo e gollum nell'oscurità delle montagne nebbiose...
cogliendo l'occasione per un accenno alla versione cinematografica de lo hobbit, un viaggio inaspettato, gulisano ci fa notare che peter jackson ha saputo ben sottolineare i nessi presenti fra le due storie, presentandoci fin dall'inizio le oscure allusioni all'insediamento di un negromante in dol guldur.
«credo che tolkien avesse già un quadro di insieme della storia della terza era, in cui sarà ambientato il signore degli anelli.»
indubbiamente però la svolta è rappresentata «dall'irruzione nel suo immaginario di questo hobbit. lo stesso signore degli anelli è un'opera hobbitcentrica. tolkien amava profondamente gli hobbit.»

gulisano ci legge a questo punto una frase tratta da una lettera scritta da tolkien al figlio christopher, mentre si trovava al fronte:

«conserva nel tuo cuore la tua hobbitudine e pensa che tutte le storie sono così: tu sei dentro una storia molto grande.»


cosa vuol dire dunque essere hobbit?
«l'hobbitudine era un insieme di valori e atteggiamenti profondamente cari a tolkien.
l'umiltà è uno di questi valori più importanti negli eroi di tolkien. umiltà, che ha la sua radice nella parola humus, che vuol dire terra.»
e tutti noi sappiamo quanto gli hobbit siano legati alla terra...

ma la matrice de lo hobbit è il tema del viaggio, dell'impresa, della cerca, che si svilupperà anche nel signore degli anelli.
e gulisano si sofferma su alcune similitudini fra il viaggio di bilbo e quello di frodo:
«in entrambe le storie tutto comincia da una chiamata, e in entrambe le storie è gandalf che innesca l'avventura. gandalf chiama bilbo ad un'avventura, dalla sua ''tranquillità borghese''. tolkien ci mostra così che la vita è la responsabilità di una risposta - libera, un po' folle nel caso di bilbo - ad una chiamata.»
la prima risposta di bilbo è un no. che cosa spinge bilbo a cambiare idea?
«io credo che sia il sentimento della nostalgia...quella nostalgia di cose grandi, che suscita in bilbo il desiderio di partire. siamo fatti per cose grandi. è questo stupore, questo stare davanti alla realtà con occhi di bambino, questa ''gioia acuta come il dolore'' - per usare le stesse parole di tolkien - che rende speciale lo hobbit.»

è così che inizia l'avventura di bilbo, avventura che lo vedrà crescere: ed è questo cambiamento ciò che più conta.
«non sei più lo hobbit di un tempo» gli dirà gandalf durante il viaggio di ritorno.


dopo una breve pausa accompagnata da buona musica, si riprende, stavolta con domande provenienti dal pubblico in sala e a casa.
comincia righero stesso, che con la sua domanda a proposito del genere letterario de lo hobbit dà a gulisano la possibilità di approfondire questo punto:
«lo hobbit è un romanzo fiabesco, con uno sfondo epico, il cui stile varia man mano che la narrazione prosegue.»
all'inizio è uno stile semplice, colloquiale,  con cui il narratore si rivolge ad un pubblico designato che è quello dei bambini. non dobbiamo però lasciarci ingannare dalle apparenze: «il tono colloquiale dell'inizio sparisce ben presto per diventare sempre più alto, fino a toccare alla fine i vertici dell'epica, segno che la storia era cresciuta nelle mani di tolkien.
«dall'idea iniziale alla pubblicazione -  ci ricorda gulisano, lanciando un bonario ammonimento agli esordienti del nuovo fantasy - trascorsero quindici anni.»

interviene con una considerazione un ospite in sala:
d - «lo hobbit è la quintessenza di un nuovo tipo di personaggio. tutti i personaggi delle altre grandi storie sono troppo seri, forse, troppo cupi...»

r- «gli eroi titanici sono più inavvicinabili...lo hobbit è un tipo umano molto più vicino alla nostra sensibilità, di cui tolkien sente forse un po' la nostalgia.» conferma gulisano. «tolkien stesso diceva di sé ''io sono uno hobbit in tutto fuorché nell'altezza''».
la bellezza delle storie di tolkien è questa:
«infondo non c'è bisogno di essere degli eroi.
se uno hobbit può salvare il mondo, perchè ciascuno di noi non dovrebbe poter fare della propria vita una grande impresa?»

una piccola parentesi di gulisano sul suo ultimo libro, la mappa de lo hobbit, ancora alcune domande con le relative, puntuali spiegazioni del relatore su Baggins, brandibuck e svariati parenti...

d - «tutte le creature senzienti della terra di mezzo hanno un'origine legata a ilùvatar o ai valar...e gli hobbit?»

r - «tolkien non ci dice della genesi degli hobbit, è stato abbastanza misterioso.
la mia opinione è che essi fossero una creazione originale, non una variante del genere umano. forse proprio perchè gli hobbit gli erano così cari, tolkien ha voluto mantenere un certo riserbo sulla loro origine, riserbo che va rispettato.»

sono quasi le 23.00 e righero ci saluta, anticipando il tema della prossima conferenza, quattro passi nella terra di mezzo: incontro con hobbit, elfi, nani e uomini, con la partecipazione di roberto fontana, e ci augura la buonanotte.

raccolgo i miei appunti, sulle note di the bard's song - blind guardian, e me ne vado a letto rimuginando su una frase di gulisano:
«lo hobbit è un libro ancora tutto da valorizzare, gustare, comprendere.»


nda. dovendo sintetizzare e adattare ad una relazione scritta tutto quanto è stato detto nel corso di una serata, ho ritenuto opportuno operare tagli e spostamenti laddove questi mi sembrassero indispensabili per garantire una certa coerenza e linearità al testo;
in ogni caso, ho cercato comunque di mantenere il senso particolare e generale di quanto veniva detto, e in ciò mi è stato molto utile il virgolettato, che indica, beninteso, citazioni più o meno letterali dai presenti.
la lettura di questi articoli vale comunque come invito ad ascoltare l'intera conferenza, che potete trovare all'indirizzo sotto riportato, per chi se la fosse persa.
per chi invece avesse partecipato direttamente o indirettamente all'incontro, mi auguro che i contenuti sopra riportati possano essere - a distanza di tempo - comunque di gradimento e di aiuto per tirare le fila di quanto è stato detto.
ringrazio sentieri tolkieniani per l'autorizzazione alla pubblicazione testuale dei contenuti esposti in questo ciclo di conferenze.

per ulteriori informazioni, è possibile ascoltare la registrazione della conferenza su spreaker

 

tinùviel

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