Il Fosso di Helm

Approfondimenti

Da Pelendur a Mardil (1944-2080 T.E.)

una visione critica delle origini della sovrintendenza di gondor

del prof. adanost

tradotto da hísië - http://frodo.users.ch/uan/biblioteca/css/senescalia.htm

 

la storia della terza era della terra di mezzo è segnata dalle vicissitudini dei regni in esilio, arnor e gondor. la fonte d'informazione più ampia sulla sua storia proviene dagli annali dei re e dei sovrintendenti, raccolti da j.r.r. tolkien nell'appendice a de il signore degli anelli. la redazione, giunta sino ai nostri giorni e conosciuta come il libro del thain, fu copiata a gondor dall'originale conservato presso i colli torrioni da findegil, lo scriba di re eldarion, figlio di elessar telcontar, dove subì numerose annotazioni e correzioni. queste aggiunte corrispondono senza dubbio alla visione che il regno del sud aveva della propria storia. con queste pagine desidero mostrare una visione diversa della storia, così come un cronista arnoriano avrebbe potuto scriverla. sono sicuro che gondor avrebbe discusso e attaccato le posizioni difese dal cronista, ma vale la pena cercare di vedere i fatti da un nuovo punto di vista. tutte le aggiunte in corsivo all'interno del testo appartengono alla redazione moderna, come anche le note del traduttore. il resto appartiene al nostro anonimo cronista arnoriano.

 

benché nelle cronache del sud non figuri quello che sto per scrivere, si potrebbe dire che pElendur fu il primo sovrintendente reggente di gondor, che governò per un anno (1944-1945) dopo la morte di ondoher e prima che il consiglio del regno decidesse di incoronare eärnil. fu durante quell'anno che arvedui, figlio di araphant ed erede di arthedain, reclamò la corona di anárion in nome di leggi ancor più antiche degli stessi regni in esilio, ma la sua richiesta fu respinta. quale fu il motivo che spinse il consiglio del regno di gondor a rifiutare arvedui e a scegliere eärnil come suo re?

 

la risposta del consiglio, per quanto ne sappiamo, si basò sulle leggi ereditarie di gondor per cui la corona si trasmetteva di padre in figlio, essendo meneldil, figlio di anárion, il primo della linea meridionale. tuttavia, stando alle cronache, isildur, fratello di anárion, non rinunciò mai al diritto di sovranità sui dúnedain, ed essendo il maggiore dei figli di elendil il fedele, e l'unico fra quelli sopravvissuti dopo la guerra dell'ultima alleanza, vantava tutti i diritti di regàlia del padre su gondor e arnor. quando partì per il nord nell'anno 2 della terza era, cedette il governo di gondor a meneldil, come suo padre aveva fatto con lui e con suo fratello anárion precedentemente, senza rinunciare in alcun momento alla sovranità sui dúnedain. pertanto è opinione dei nostri eruditi che con la morte improvvisa di isildur - e lasciando come sua volontà nient'altro che i frammenti di narsil al figlio minore - valandil vantasse fin da quel momento tutti i diritti ereditati dal padre, e rappresentati dal suddetto lascito trasmesso da elendil.

 

al sud si approfittò della mancanza di dati sulla scomparsa di isildur per giustificare il suo comportamento dal punto di vista storico, e nelle cronache si disse che “era partito per farsi carico del regno del nord", intendendo implicitamente che rinunciava alla sovranità sul popolo di gondor a favore di meneldil. l'opinione comune al nord è che isildur cedette a meneldil i diritti di regàlia su gondor, conservando per sé la sovranità sui dúnedain. pertanto arvedui aveva il diritto legittimo di reclamare, come sovrano dei dúnedain, la corona di anárion in mancanza di un erede di questi.

 

forse questa confusione fu il peggior male del disastro dei campi iridati, a parte la perdita dell'unico anello. valandil era ancora piccolo quando ricevette lo scettro di annúminas, e in quel momento non osò reclamare la sovranità, sicuramente per rispetto verso suo cugino meneldil, re di gondor a tutti gli effetti e con molti più anni del giovane valandil. così avvenne che la casa di isildur non rinunciò mai alla sovranità dei dúnedain, ma si limitò a non reclamarla, dimenticando il proprio titolo. eppure gli eredi conservarono il loro diritto legittimo, e fu grazie a questo che arvedui reclamò la corona di gondor.

 

anche se dimenticassimo i fatti sopra esposti, non faremmo fatica a comprendere che la linea di successione di arvedui era molto più diretta di quella di eärnil, secondo le antiche leggi di númenor. arvedui era sposato con fíriel, figlia di ondoher re di gondor, mentre eärnil era figlio di siriondil, figlio di calimmacil, figlio di arciryas, figlio di telumehtar umbardacil re di gondor. tutti i fatti sembrano favorire arvedui, eccezion fatta per la sua parentela attraverso una linea femminile, invece di una maschile che per tradizione aveva dominato nei regni in esilio (ma non a númenor).

 

cosa portò pElendur, massima voce nel consiglio di gondor, a non riconoscere la sovranità di arvedui e a scegliere eärnil come re, ovviando i diritti di arvedui, ai nostri occhi nettamente maggiori?

 

dal nord si pensò allora che forse egli si vide forzato da un'opposizione popolare contro la figura di un probabile re straniero, ma non riteniamo che fosse così, vista l'accoglienza ricevuta da aragorn a minas tirith prima della sua incoronazione. pertanto dobbiamo trovare altri motivi, e per questo dobbiamo concentrare il nostro studio nell'elemento chiave delle trame politiche di gondor: il consiglio e soprattutto pElendur, sovrintendente di re ondoher.

 

pElendur era un uomo orgoglioso, benché di cuore nobile, secondo quanto raccontano le cronache del sud. fu ai suoi tempi che la sovrintendenza diventò un titolo ereditario, anche se fin dai tempi di húrin, i sovrintendenti erano sempre stati scelti fra i figli del precedente sovrintendente.

 

sembra possibile che pElendur cercasse di formare una nuova linea di successione, in modo che lui e i suoi discendenti governassero come monarchi di gondor. senza dubbio contò fin dall'inizio con l'appoggio dell'opposizione dei parenti del re, già che alcuni discendenti della famiglia reale erano ancora in vita, e di questi il più prossimo era eärnil. eärnil era un militare, un soldato che era cresciuto lontano dalla corte, ed era visto da molti come una persona facile da manipolare e che poteva lasciare gran parte del suo potere nelle mani del consiglio reale. era la persona giusta per perpetuare gli interessi di pElendur a corte, e la nobiltà vedeva in lui un'opportunità per rifiorire e assicurare il proprio potere.

 

perciò, con la richiesta di arvedui, pElendur aiutò il candidato della nobiltà ad arrivare in alto. come pElendur non vedeva di buon occhio l'arrivo di un re dal nord, estraneo ai costumi di gondor e che avrebbe potuto ridurne il potere, così la nobiltà aveva gli stessi presentimenti, accentuati dal fatto che avrebbero dovuto condividere la propria influenza con i nobili del nord, i quali avrebbero avuto senz'altro un peso maggiore nelle decisioni del monarca. così pElendur decise di rifiutare la richiesta di arvedui e offrì la corona a eärnil; e se da una parte accontentava i nobili, dall'altra nutriva la speranza di poter governare restando nell'ombra, come valido del monarca. una specie di gran duca di gondor o principe di minas tirith, in termini moderni.

 

così avvenne che la corona di anárion passò a eärnil e in seguito a suo figlio eärnur. forse i loro regni non saranno i più lodati dalla storia di gondor, ma l'albero bianco continuò a ondeggiare sulle torri di minas tirith. in quei giorni l'esercito di gondor crebbe, rafforzato da cavalieri mercenari provenienti dalle éothéod che avevano lottato nella battaglia di dagorlad.

 

eärnur fu l'ultimo re di gondor. morì dopo essere corso in aiuto, con i suoi cavalieri migliori, di minas morgul per rispondere alla sfida lanciata dal re stregone, nonostante i consigli di mardil, detto il buon sovrintendente. seguendo gli ultimi ordini di eärnur, mardil governò "fino al ritorno del re", il detto adoperato da allora dai suoi successori. questo detto accontentò ogni fazione a gondor, sia la nobiltà fedele alla linea di anárion, figlio di elendil, la quale non aveva dimenticato arvedui e la sua richiesta, e che sapeva, dalle parole dei capitani che avevano lottato nei campi del fornost, che i suoi figli erano ancora vivi al nord e che la linea di elendil non era ancora estinta; sia la potente nobiltà di corte che vedeva la sovrintendenza come un elemento di continuità allo stato attuale delle cose, per cui il consiglio aveva raggiunto un grande potere negli affari di corte. inoltre, accettando questa situazione, i nobili evitavano una nuova lotta interna simile alla lotta delle stirpi.

 

il maggior successo della sovrintendenza di mardil fu senz'altro quello di evitare la burocratizzazione alla quale il regno sembrava destinato. riuscì a fare dei sovrintendenti una nuova linea dinastica, nonostante il cambio di dinastia non venne formalizzato in alcun modo. così, la sovrintendenza si unì sotto il vessillo di una monarchia senza re, e tutti i sovrintendenti portarono lo scettro bianco di mardil "fino al ritorno del re". a minas tirith le insegne reali furono sostituite dall'argento dei sovrintendenti, e in tutta gondor gli stendardi reali furono sostituiti da quelli dei signori locali, accelerando il già avanzato processo di feudalizzazione del regno.

 

così mardil e i suoi successori riuscirono nell'obiettivo che pElendur si era posto tempo prima: essere i signori di gondor, anche se era solo fino al ritorno del re, qualcosa di molto improbabile in quel momento.

 

della maggior parte dei sovrintendenti reggenti non sappiamo altro se non il nome e le date dei governi. non possiamo che analizzare i dati riguardanti il loro operato, e quelli di cui abbiamo dati sufficienti. voler indicare delle linee d'azione fra loro ci trarrebbe solo in errore, potendo tracciare solo a grandi linee la politica di gondor.

 

notiamo semplicemente che gondor, credendosi sempre più, con il passare del tempo, l'unico baluardo dell'ovest contro un'oscurità che seguitava a crescere, si chiuse in se stessa, diminuendo i contatti con l'esterno. questo fatto, assieme alla caduta dei territori noti come dor rhunen e alla migrazione degli éothéod - il regno degli uomini più numeroso dopo gondor, situato a nord- fece sì che gondor si trovasse senza alleati nel raggio di molte leghe. quelli più vicini erano gli elfi di lothlórien, ma quelli avevano già scelto, tempo prima, di nascondersi agli occhi del mondo. gondor si vide precipitato nell'ostracismo e nell'isolamento.

 

con il passare del tempo, alcuni sovrintendenti cominciarono a vedere la loro missione come un fallimento. la clausola del loro governo "fino al ritorno del re" pesava sempre di più, e sicuramente più di uno si chiese, come boromir, quanti secoli mancassero a un sovrintendente per diventare re, se questi non fosse tornato. tuttavia, le voci dei principi dei feudi del sud, educati e cresciuti secondo la tradizione, si opponevano a questo, poiché richiedevano la piena fedeltà alle parole di eärnur, il suo lascito come dicevano loro: i sovrintendenti dovevano accedere alla carica giurando di conservare e di governare gondor fino al ritorno del re, un ritorno in cui pochi speravano ancora.

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