Il Fosso di Helm

Geografia

Ainulindalë - La cosmogonia di Arda

Uno dei temi più interessanti dell’opera Tolkieniana è senz’altro quello che potremmo definire la cosmogonia di Arda, ossia il racconto della creazione, che troviamo esposto nel primo capitolo del Silmarillion, l’Ainulindalë e, seppur con qualche piccola modifica, ma sostanzialmente invariato nella trama, nel secondo capitolo dei Racconti Ritrovati, indicato col medesimo titolo.

Il termine Ainulindalë deriva dal Quenya e significa “musica (o, letteralmente, canto) degli Ainur”, ed è proprio intorno allo svolgimento del canto che si incentra la narrazione.

In principio esisteva solo Eru, l’unico, che in Arda è chiamato Ilùvatar, ossia il Padre di tutto. Egli creò per primi gli Ainur, creature angeliche dotate di una splendida voce, e li istruì affinché tutti insieme facessero una “Grande Musica”, sulla base di un grande tema da Lui esposto. Le voci degli Ainur allora si levarono in coro, ed essi intonarono una splendida melodia, e fu predetto che una musica ancora più bella sarà intonata di nuovo al cospetto di Ilùvatar dagli Ainur e dai Figli di Ilùvatar, ossia da Elfi e Uomini, alla fine dei Tempi. Ora, fra questi Ainur vi era Melkor, il più bello e il più potente degli Spiriti creati da Eru, la cui storia potrebbe essere paragonata un po’ al racconto biblico della caduta di Lucifero. Melkor infatti, per la sua smisurata ambizione e per la sete di potere che nutriva, pur essendo in principio lo Spirito prediletto di Ilùvatar, si allontanò sempre più dai suoi fratelli, spingendosi lontano dalle belle dimore che Eru aveva creato per loro, esplorando il Vuoto alla ricerca della Fiamma Imperitura, ossia il Fuoco Segreto che dà vita a tutte le cose e che è con Ilùvatar. Stando in solitudine Melkor cominciò a concepire pensieri oscuri e segreti, e desiderò di poter creare nuove cose di propria iniziativa. Così, quando gli Ainur levarono le loro voci per intonare la Grande Musica, egli interpose la sua, intessendo motivi in contrasto col grande tema di Ilùvatar. Allora le due musiche si scontrarono all’interno delle Aule senza Tempo dove gli Ainur dimoravano: due volte Ilùvatar alzò la mano, e per due volte una nuova melodia si levò sovrastando la dissonanza prodotta da Melkor, in una fragorosa battaglia di suoni in cui ognuna delle due melodie tentava di sovrastare l’altra. Molti Ainur, infatti, scoraggiati avevano smesso di cantare, e molti altri ancora avevano finito con l’accordare la propria melodia a quella di Melkor. A lungo le due musiche si sfidarono facendo tremare le Aule d’Ilùvatar, finchè Questo, con un unico, profondo e penetrante accordo, interruppe la Musica; quindi si rivolse agli Ainur e li condusse lontano, nel Vuoto, e mostrò loro in visione ciò che avevano creato mediante il canto. Essi videro allora il Mondo nascere e crescere, e ognuno ritrovò in quella visione ciò che aveva creato; e Melkor potè constatare le cose violente e incontrollate che la sua dissonanza aveva generato e tuttavia perfino queste cose contribuivano alla bellezza del tutto; molti degli Ainur si innamorarono allora di ciò che videro, e nella visione essi scorsero anche la venuta di Elfi e Uomini, nella cui creazione nessuno di loro aveva avuto parte, poiché erano opera solo d’Ilùvatar; e Ilùvatar disse: “Eä! Che ciò che avete visto esista realmente!”, e in quel momento il Mondo incominciò ad essere e la sua storia a svolgersi.

Fu così che molti Ainur decisero di scendere in Eä, e i più grandi fra loro vennero detti Valar, le Potenze del Mondo, e furono quegli spiriti che talvolta gli Uomini chiamano dèi, che modellarono il mondo e stabilirono la propria dimora dapprima nell’isola di Almaren e, in seguito, nel Reame Benedetto, dove gli Elfi vanno quando abbandonano la Terra di Mezzo.

Nel racconto della creazione di Arda è molto facile rintracciare elementi di evidente derivazione religiosa. Tolkien stesso in una delle sue lettere afferma di  avere intenzionalmente scritto un “racconto costruito su certe idee ‘religiose’, ma che non è un’allegoria di queste e non le cita apertamente, meno ancora le diffonde”. Come abbiamo già accennato sopra, la ribellione di Melkor ricorda molto la ribellione degli angeli capeggiati da Lucifero che dà inizio all’eterna lotta dicotomica fra Bene e Male che ritroviamo in molte culture. Le figure degli Ainur che plasmano il mondo e stabiliscono la propria dimora in Arda si accostano invece facilmente ai pagani dèi dell’Olimpo della mitologia greca e romana. Infine, il breve accenno al Fuoco Segreto, la Fiamma Imperitura che dà vita a tutte le cose, ricorda chiaramente lo Spirito Santo.

Ma, dopotutto, non è necessario ricercare analogie o indebite somiglianze con altri miti cosmogonici per apprezzare a pieno il racconto dell’Ainulindale, tali sono la compiutezza e l’originalità che lo caratterizzano e lo rendono totalmente indipendente da tutte le altre narrazioni appartenenti alla stessa categoria, tant’è che si potrebbe facilmente scambiare per un mito cosmogonico realmente elaborato da qualche civiltà effettivamente esistita nel nostro mondo.

 

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